giovedì 26 giugno 2025

Favole moderne: Amor di condominio

 


C’era una volta un piccolo e grazioso condominio abitato da pochi condomini. La pace regnava tra loro come in una piccola grande famiglia, ognuno viveva nel suo piccolo appartamento ed ognuno aveva, oltre la cantina, anche uno spazioso solaio. In questo piccolo e grazioso condominio c’era anche un piccolo cortile, diversi piccoli spazi comuni per lo più inutilizzati o, per meglio dire, utilizzati non al meglio. Un giorno qualcuno ebbe la fertile idea di sfruttare questi spazi comuni, magari acquistandoli e tutti ci avrebbero guadagnato, chi più chi meno e se non altro il decoro della casa  non si sarebbe più macchiato con ricettacoli di brutture. A dire il vero, anche se qualcuno ne rivendicava la paternità, l’idea non era poi così tanto nuova, se ne era parlato più volte, anche durante l’ultima assemblea condominiale. I progetti mentali non si contavano e l’immaginario condominiale si popolò d’ogni sorta di riconversioni d’uso.

Qualcuno si offrì persino di ripulire a proprie spese il locale dove prima c’era una caldaia ed ora adibito, col silenzio assenso di tutti, a deposito di masserizie per la discarica, a parte qualche bicicletta che comunque non avrebbe perso il suo diritto al parcheggio. L’unica cosa che il nostro amico chiedeva in cambio era il consenso di poterlo usare qualche ora alla settimana per fare ginnastica sottolineando che, badate bene, in qualunque momento il luogo sarebbe sempre stato aperto a tutti i condomini, ma, come nelle favole c’è sempre un ma, sebbene l’offerta fosse allettante più per gli altri che per il richiedente, iniziarono a sorgere le prime complicazioni; qualcuno, dall’indiscutibile rettitudine, fece notare che l’uso del locale caldaia andava formalizzato in sede assembleare e la tanto odiata burocrazia non  poteva venire  esclusa tout courtDura lex, sed lex

Purtroppo per passare dall’idea all’atto il passo non sempre è facile né breve, soprattutto quando le idee non sono sufficientemente chiare e l’interesse comune, surrettiziamente, tende a cedere il posto ad interessi più individuali che collettivi.

L’idea di indire un’assemblea straordinaria improntata ad una maggior chiarezza e legalità, iniziava ad aleggiare. Nel giro di pochi giorni iniziò un frenetico scambio di mail dove ognuno diceva la sua e proponeva di acquistare spazi comuni e vendere o scambiare la propria cantina o solaio. I condomini maggiormente interessati ne parlarono tra loro diverse volte e ci fu qualcuno che si offrì di far valutare i suddetti spazi comuni, conditio sine qua non per passare all’atto.  Bene, un po’ di brio non guasta mai, verrebbe da dire, peccato però che la solita natura umana si frapponga sempre tra i buoni propositi e la loro realizzazione. E quando le transazioni parevano essere lì, a portata di mano, con lo stupore di tutti, i toni salirono travalicando le buone intenzioni originarie. Nessuno voleva giustamente perderci e forse qualcuno voleva guadagnarci più dell’altro, sta di fatto che la bella idea, all’inizio voluta  da tutti, come per incanto, iniziò il suo, questa volta meno difficile, cammino verso i rigogliosi pascoli dell’oblio. 

Max Bonfanti, filosofo analista


martedì 24 giugno 2025

Come realizzare i nostri progetti

 


I piccoli e i grandi progetti dell’esistenza hanno bisogno di una buona elaborazione per essere realizzati. Teniamo conto che progettare è l’attività peculiare dell’essere umano, è un’attività che sviluppa l’intelligenza e testimonia il nostro desiderio di vivere. A volte le idee ci frullano disordinatamente nella mente creandoci uno stato d’ansia e di insoddisfazione difficilmente gestibile perché non sappiamo se riusciremo mai a realizzarle. Quale strada percorrere per raggiungere l’obbiettivo, eliminare il disagio e avvicinarci alla felicità?

È necessario partire da progetti piccoli e di facile realizzazione come ad esempio assecondare il nostro desidero di dare un nuovo ordine al contenuto degli armadietti della cucina. 

- Se voglio un nuovo ordine vuol dire che quello attuale non mi soddisfa, perciò le idee nuove le scriverò su un quaderno

- Successivamente tra le idee che andrò ad appuntarmi farò delle scelte: quali tenere e quale cestinare

- Quando avrò deciso il nuovo ordine sarà il momento per iniziare i lavori

- Prima di svuotare gli armadietti devo trovare un piano d’appoggio provvisorio che non ostacoli i movimenti in casa   

- Ora potrò realizzare il mio progetto sicura della buona riuscita

Questo procedimento applicato ad una situazione molto semplice e non di difficile realizzazione ci dà il metodo, poi possiamo applicarlo a tutti i progetti della nostra vita anche i più ambiziosi. Se ad un certo punto dovesse intervenire nel nostro lavoro un atto creativo, quello non è soggetto a regole e lasciamo pure che si esprima. Lasciamolo venire alla luce così la felicità sarà completa! 

Maria Giovanna Farina

lunedì 23 giugno 2025

Conosciamo le nostre mancanze?

 


“Sapere di non sapere è sapere”. Possiamo considerare questa famosa frase di Socrate come il punto di partenza della ricerca di sé. Per ri-trovare se stessi è auspicabile iniziare il viaggio con questo presupposto. “Sapere di non sapere” significa essere consapevoli delle proprie mancanze e incapacità, questa ri-cerca può apparire una banalità, al contrario è meno facile di quanto si possa credere. Per orgoglio a volte non si vogliono prendere in considerazione le proprie carenze: “Io non sono capace di …, Io non sono in grado di…” sono affermazioni difficili da ammettere a se stessi, figuriamoci agli altri. La consapevolezza della propria ignoranza, per parafrasare Socrate, diventa anche il primo obiettivo di chi vuole conoscere se stesso. È un’operazione semplice e complicata allo stesso tempo e richiede un po’ di umiltà. Dobbiamo lasciar uscire il nostro essere dall’arroccamento di una chiusura troppo difensiva che ci offre una sola visione del reale, per abbracciare, al contrario, delle possibilità alternative. La ricerca della consapevolezza della propria incapacità vuol dire scoprire ad esempio che non siamo in grado di comprendere le esigenze altrui e di conseguenza non riusciamo ad instaurare buone relazioni. Non capiamo ad esempio nostra moglie o nostro marito. Perché siamo incapaci? Forse non sappiamo ascoltare, forse ascoltiamo solo quello che vogliamo udire e non quello che realmente ci viene comunicato. Forse ascoltiamo solo quello che ci conviene. Se siamo disposti a compiere questo primo passo, possiamo partire alla ricerca e alla scoperta di strumenti utili: il mio interlocutore è di fronte a me, lo osservo, confronto il suo linguaggio verbale con quello non verbale……. E così mi incammino verso l’altro. 

Maria Giovanna Farina

venerdì 13 giugno 2025

Maria Stefania Caruso, cantautrice, interprete, vocal coach

 

Olio Vecchio” è il suo nuovo brano.


Il suo curriculum davvero interessante, ci presenta una figura dal profilo culturale che fa della musica la sua continua materia di studio.
Maria Stefania Caruso è insegnante di canto presso la Scuola Musicale dell’Ass. Centro Formazione Musica 

Vibes, convenzionato con il conservatorio “A. Corelli di Messina”. Impegnata in ricerca vocale, interprete e autrice della rappresentazione teatrale “Sicilian Artistic Voice….Viaggio attraverso un sentimento” dalla quale sono nati i due inediti “Vincenzo figghiu mia” e “Olio vecchio”.

Ecco - “Olio Vecchio” - è il nuovo brano di Stefania Caruso che è uscito il 10 giugno scorso e si può ascoltare in tutte le piattaforme digitali. E’ un omaggio alla musica autentica, frutto di passione e sinergia artistica.

Ho la fortuna di collaborare con Artisti con la A maiuscola e, soprattutto, dal cuore nobile” dice Stefania Caruso, sottolineando l’importanza dell’empatia e dell’ascolto creativo che hanno accompagnato la nascita del brano.


Olio Vecchio” si preannuncia come un viaggio musicale denso e viscerale, arricchito dal suono caldo e tagliente delle chitarre di Nino Milia, punto di riferimento artistico per la Caruso, e da una sezione elettronica eterea e multidimensionale, curata da Marco Corrao, musicista e cantautore tra i più sensibili del panorama indipendente.

Olio vecchio” non è solo una nuova canzone, ma il risultato di una visione artistica che nasce dalla Sicilia e parla con voce universale, tra sonorità mediterranee e contemporanee, passione e professionalità, cuore e ricerca musicale. Con questo nuovo singolo, Stefania Caruso prosegue il suo progetto “Sicilian Artistic Voice….Viaggio attraverso un sentimento”, guardando avanti verso il cantautorato italiano, riconoscendosi artista sensibile e attenta alla qualità delle collaborazioni. L’uscita del brano si prospetta come un altro passo significativo verso un percorso professionale che punta dritto all’anima.

Salvino Cavallaro