mercoledì 12 febbraio 2025

Celebriamo l'amore, sempre!

 

Disegno di Flavio Lappo

          Disegno di Flavio Lappo                               

Molti ritengono San Valentino una festa esclusivamente commerciale e forse lo è diventata, ma non dobbiamo per perdere l'occasione di celebrare il grande interprete di questa giornata: l'Amore, una forza universale che sa scendere nel particolare. L'amore per una determinata persona è infatti un sentimento che si manifesta con il desiderio di procurare il suo bene e di ricercare la sua compagnia. L'amore come forza universale è la nostra salvezza ed è alla base di ogni buona vicenda, azione e desiderio umano. Quindi non perdiamo la possibilità di celebrare il nostro amore che il 14 febbraio diventa celebrare chi amiamo, andiamo oltre il lato commerciale e celebriamo come più ci piace. Ci sono aspetti dell'amore di coppia che mi piace sottolineare: il sogno d'amore e l'amore per sempre.
Aspetti che con la parità tra i generi si riferiscono ad entrambi i sessi.

1- A volte capita di essere prigioniere di un sogno, quello dell’amore incondizionato e per raggiungerlo siamo disposte anche, purtroppo, a soffrire, a lasciarci sottomettere e far calpestare la nostra dignità. L’amore, pur nelle sue contraddizioni (non sempre rende felici ma infelici quando si oppone alla sua prerogativa di essere cura per l’anima) ci chiede di mantenere l’equilibrio nella nostra vita, una eutimia tra corpo e mente. La vita chiede libertà ed è questo il punto importante, quello di essere libere. Per essere donne emancipate è necessario, indispensabile, conquistare l’autosufficienza emotiva che si raggiunge solo se ci si convince di farcela davvero. Si conquista a partire dalle piccole azioni quotidiane, non accettando ad esempio idee improduttive come: “Oggi sono sola e allora non apparecchio la tavola, non mi pettino….”. Non dobbiamo fare qualcosa in funzione della presenza del compagno o del marito, ma è bene trascorrere con amore di sé le nostre giornate anche se siamo sole. Prendendo confidenza, conoscenza e stima con il nostro essere profondo possiamo amarci, rispettarci e diventare indipendenti emotivamente. Se saremo davvero libere potremo intraprendere una relazione sentimentale appagante e paritaria. 2- Il nostro sarà un amore per tutta la vita? Una domanda che gli innamorati si pongono, ma è difficile prevederlo, con ciò non voglio dire che l’amore per sua natura non possa essere avvolto “nell’eterno”; il problema è che le nostre delusioni nascono dal fatto che vorremmo lo sia. Se il partner ci confessa di considerarci l’amore più grande che abbia mai incontrato è senz’altro vero, il problema però è di chi in questa dichiarazione legge le due parole “per sempre”, parole che non ci sono ma che per il desiderio di farle esistere “leggiamo” ugualmente. La condizione mentale descritta ci fa ingannare, il nostro preconcetto dell’eterno amore ci conduce lontani dall’attimo che stiamo vivendo. Se invece ci avvicinassimo all’amore senza pensare troppo al domani, potremmo costruire un rapporto piacevole e se poi durerà: tanto meglio. Il “Per sempre” sa metterci al riparo dalla paura della perdita, ma al contempo ci colloca in una posizione interiore non adatta all’amore: se voglio che sia per sempre non sono libera e allo stesso tempo imprigiono il partner in un’idea, in una condizione che sa di obbligo. Non voglio dirvi che l’amore deve essere effimero, tutti noi desideriamo amare ed essere amati, ma ricordiamo che serrature, sbarre, lucchetti…non confanno all’Amore.

Buon San Valentino a tutti perché, in fin dei conti, l’amore non si ferma solo nella vita di una coppia di innamorati. Eros alato ed eterno ha il compito di salvare il mondo e per questo è sempre intento a scagliare frecce! Grazie a Platone che ce lo ha insegnato. 

Maria Giovanna Farina





lunedì 20 gennaio 2025

Perfetto è ciò che non dipende da nulla

 

Acrilico su tela, opera di Flavio Lappo


Uno degli scopi principali della filosofia è trovare la strada per rendere sempre più vivibile la vita e poter quindi avvicinarci alla tranquillità dell'anima. Per vivere bene è necessario eliminare le dipendenze. La dipendenza è un’imperfezione, mentre per stare bene, prima di tutto con se stessi, dobbiamo sempre più avvicinarci alla perfezione per quanto sia umanamente possibile. Ci aiuta il filosofo rappresentante del razionalismo Renato Cartesio quando afferma nel “Discorso sul metodo” che “perfetto è ciò che non dipende da nulla”. Non ci resta che cercare di eliminare le dipendenze là dove sia possibile: non solo fumo e alcol, ma anche quelle apparentemente non dannose alla salute anche se deleterie per la realizzazione del sé. Da qui ci riallacciamo alle illusioni della mente che impediscono alla scienza di progredire e all’uomo di evolversi. Il retaggio culturale e gli stereotipi, quelli che Francesco Bacone definiva idola, di cui la mente è a volte prigioniera, ci impediscono di essere liberi di pensare ed agire. Possiamo affermare che esiste una vera e propria dipendenza, una forte sudditanza, a modi di essere che spesso non ci rappresentano, ma agiscono come vere e proprie catene. Veniamo un fondamentale esempio concreto. Ancor prima della fondazione dell’astronomia, era concezione dominante che il sole e gli astri ruotassero attorno alla Terra. Qualunque idea diversa era considerata sacrilega. Ipparco (II sec. a.C.) prima, e Tolomeo (II se. d.C.) sostennero questa tesi. Dovettero passare ancora molti anni prima che Copernico (XVI sec.) potesse dimostrare che era la Terra a girare attorno al sole e la sua tesi fosse accettata come valida. Venendo a noi, possiamo chiederci: “Cosa ha ostacolato la mia rivoluzione copernicana, quindi la mia evoluzione? È abbastanza probabile sia stata la dipendenza da qualche idea ingannevole come la convinzione, ad esempio, che ci ha legati alla certezza di essere portati per gli studi scientifici mentre nel nostro intimo qualcosa ci diceva: No! Una negazione allontanata da convinzioni, idee preconcette, instillate da giudizi sul nostro operato a scuola. Ricordo con affetto, era simpatica, una mia insegnante di disegno che mi diceva di essere negata nella sua materia ed io ho finito per crederci; con il passare degli anni e l'aiuto della riflessione mi sono resa conto che non ero portata per alcuni tipi di tecniche, ma che senza essere una vignettista del calibro di Jacovitti me la cavo abbastanza nel disegnare i personaggi dei fumetti di Disney. Sono felice di essere filosofa e lo devo a me stessa, a scuola mi avevano negato anche questa predisposizione. Non sto criminalizzando la scuola, che sia chiaro, era solo un esempio nato dall'esperienza. Maria Giovanna Farina



venerdì 5 luglio 2024

Educare con l'esempio

 


Jean-Jacques Rousseau, filosofo e pedagogista svizzero (1712-1778), rimase senza i genitori a 7 anni, ma si ribellò presto alla tutela delle persone a cui era stato affidato. Il suo carattere diventò rapidamente libera espressione di se stesso e ostentazione della propria naturalezza. Un manifestarsi così come si è, nel bene e nel male. Nella sua proposta pedagogica c’è la naturalezza spinta al paradosso, ma a proposito delle sue idee e consapevole dei suoi eccessi, egli sosteneva: ”Se ne faccio nascere di buone in altri non avrò affatto perduto il mio tempo”. Nella sua famosa opera pedagogica, L’Emilio, Rousseau ritiene che bisogna distinguere i diversi periodi della vita dell’uomo, momenti in cui l’anima non è mai identifica a se stessa; l’educazione che viene in aiuto all’Emilio bambino-adolescente-adulto deve essere proporzionata alle condizioni che la natura porta con sé. Questa conformità con la natura individuale è il caposaldo della pedagogia moderna, un punto fondamentale che intendo sottolineare per parlare di educazione e di inclinazioni personali. Nelle varie epoche della vita facciamo passi avanti significativi nella nostra maturazione se le condizioni esterne sono in accordo e in armonia con la nostra natura, col nostro essere quello che siamo e non altro. Se costringiamo ad una carriera scolastica scientifica un ragazzo portato per le lettere difficilmente creeremo un abile matematico. Il nostro essere quello che siamo al di là degli schemi e delle convenzioni è la cosa più preziosa che l’educazione può consentirci di realizzare. Cosa possiamo fare per essere dei buoni educatori? Con Rousseau possiamo ricordare che “le lezioni devono essere azioni più che discorsi”. Nella nostra vita quotidiana conta di più l’esempio che diamo con la nostra stessa esistenza che le parole, specialmente quando sono un semplice flatus vocis.  

A questo proposito basti pensare alla scoperta, nel 2006, di due biologi (Nigel Francks e Tom Rischardson) dell’università di Bristol pubblicata su Nature: esiste la formica maestra che insegna all’allieva come trovare il cibo. Si tratta di una vera e propria interazione tra maestra e allieva dove l’insegnamento basato sull’esempio porta ad un’evoluzione del comportamento come avviene per gli umani.

Maria Giovanna Farina

 

sabato 15 giugno 2024

TECNICHE ANTIMOBBING

 

      di Flavio Lappo, disegno a matita

    

   Mobbing deriva dal verbo inglese to mob che vuol dire assalire, aggredire, assediare e venne usato inizialmente nel 1992 (fonte Zingarelli) , nell’ambito dell’ etologia. Il mobbing è un comportamento aggressivo e vessatorio nell’ambiente di lavoro nei confronti sia di dipendenti che di colleghi al fine di screditarli, isolarli, dequalificarli. Si distinguono due tipi di mobbing, “orizzontale”, che avviene tra colleghi di grado più o meno uguale e  “verticale”, detto anche “bossing”, che viene agito dai propri superiori. In entrambe le situazioni, lo scopo finale è spesso quello di  isolare e costringere la vittima all’autolicenziamento.

  Il mobbing può assumere varie forme, si va dall’attaccare direttamente la propria vittima alla diffusione anonima di notizie false e tendenziose che mirano a screditarla. Le aggressioni possono essere sia fisiche che psicologiche, ma in ogni caso deleterie. Anche le molestie sessuali rientrano in questo ambito poiché spesso queste vengono agite da certi datori di lavoro con la promessa di avanzamenti di carriera, di svolgere mansioni migliori o semplicemente di avere qualche piccolo vantaggio rispetto agli altri dipendenti. Spesso le richieste sessuali sono omologabili a vere e proprie forme di ricatto, in quanto il non aderirvi significa rendersi la vita difficile. Questo genere di  atteggiamenti  fa sì che le persone prese di mira accusino dei malesseri sia nella sfera fisica che psichica.

   Il modo migliore per ovviare gli effetti del mobbing è quello di prevenirlo in quanto una volta instauratosi è più difficile riuscire ad arginare e a debellare i suoi effetti.

Alla base del mobbing c’è la vigliaccheria: la vittima è sempre una persona fisicamente e/o psicologicamente più debole del suo aggressore il quale è spesso un individuo che, forte della sua posizione gerarchica all’interno dell’azienda, ne approfitta per trarne vantaggi a discapito di altre persone. Però non tutte le potenziali vittime diventano vittime, c’è quindi qualche elemento predisponente che fa optare l’aggressore per l’una o per l’altra.

   Come abbiamo detto all’inizio, il termine mobbing è stato introdotto per primo in etologia, ed è proprio dal regno degli animali che voglio trarre un esempio. Un branco di gazzelle è composto da tanti individui che potenzialmente possono essere tutte vittime del ghepardo, eppure solo una lo diventerà. Perché? Alcuni diranno, per esempio, che il ghepardo ne può catturare una sola, ma allora replico, perché proprio quella? Ebbene i motivi sono diversi, ma uno sopratutti è che “quella gazzella” è la gazzella che ha maggiori probabilità di essere uccisa. Analizziamo un po’ le caratteristiche della gazzella predestinata:

 1) La  posizione all’interno del branco è importante in quanto più è isolata dagli altri e più è facile  raggiungerla; difficilmente il felino sceglie la sua vittima fra quelle maggiormente all’interno del branco, sceglie sempre quelle un po’ distaccate.  

2) Possibili handicap come malattie, gravidanza, vecchiaia, essere cuccioli, in pratica tutto ciò che rende, anche momentaneamente, più vulnerabili. Ricordiamo che uno dei momenti più favorevoli alle aggressioni anche per i capi più forti, è proprio quello dell’abbeveraggio. Anche abbeverarsi si può rivelare un pericoloso handicap , anche se momentaneo. 

3) La presenza di altri predatori o animali più forti non amici. Ossia la presenza di qualcuno che può costituire pericolo per l’aggressore.

 

   Nella vita sociale degli umani, il pericolo maggiore viene dal suo simile, homo homini lupus, bisognerà quindi fare anche altre considerazioni di ordine antropologico-sociale; per il momento, in linea generale le caratteristiche individuate per la gazzella, possono essere adattate molto bene anche a quelle delle vittime del mobbing.

E’ necessario quindi non essere mai isolati dal resto dell’ufficio, evitare quindi postazioni isolate e cercare, nel limite del possibile, di avere sempre qualcuno vicino, un testimone è pur sempre un testimone. Ricordarsi sempre che l’handicap può essere anche solo momentaneo. Avere un debito può già rappresentare una situazione che predispone al mobbing mentre avere, non necessariamente nell’ambiente di lavoro, una persona amica influente è un buon deterrente nei confronti del mobbing.

   L’aggressore si comporta un po’ come il predatore, sceglie le sue vittime con cura perché non ama fallimenti. L’aggressore uomo ha dalla sua parte il ”vantaggio” di essere “uomo”, il predatore più pericoloso che esista, perché oltre ad una intelligenza più efficace, aggredisce anche per il solo gusto di fare del male o di farsi bello di fronte agli altri

Abbiamo quindi visto che il potenziale aggressore non aggredisce mai se la certezza di vincere non è molto alta, di conseguenza dobbiamo, per non essere vittime del mobbing, avviare procedure che mantengano alto il margine di sconfitta dell’aggressore.

Sicuramente una forte autostima accompagnata dalla conoscenza dei propri diritti è già sufficiente a scoraggiare un potenziale aggressore.

Come anticipato, la posizione all’interno dell’ambito lavorativo riveste un ruolo di notevole importanza, ma per posizione non dobbiamo intendere solamente quella relativa al luogo, bensì, più ampiamente, a tutto ciò che può ricondurre all’accezione di “posizione”, ossia, finanziaria,  politica, sessuale, sociale, culturale.

Cosa vuol dire ciò? Vuol dire che oltre alla posizione “topica”, occorre anche prendere in considerazione quella “allargata”, in quanto ogni elemento relativo allo status può favorire o meno l’instaurarsi di una situazione di mobbing.   

Fare attenzione anche a ciò che può provocare invidia e gelosia in quanto anch’esse possono essere causa di mobbing nella forma della calunnia.

Quanto segue prenderà in considerazione le posizioni in cui la diversità è data dalle singole condotte del soggetto.

1) Finanziaria. Non fare debiti se non si è più che sicuri di onorarli; il bisogno di denaro conduce a compromessi  e ad una perdita di autostima che predispone a diventare vittima del mobbing. Quindi se proprio dovesse accadere di navigare in cattive acque evitare di confidarsi con i colleghi di lavoro, a volte il pericolo si nasconde dove meno ce lo aspettiamo.  E’ bene che gli altri pensino che non abbiamo problemi di nessun genere, tantomeno finanziari.

2) Politica. “Il voto è segreto” Un motivo per cui questa massima è stata coniata è dovuta al fatto che la nostra ideologia politica, a volte, può essere usata contro di noi. A meno di non essere degli attivisti politici, è sempre bene mantenere segreto il simbolo sul quale apponiamo la nostra preferenza.

3) Sessuale. La nostra vita privata proprio perché privata, non deve essere di dominio pubblico, tantomeno dell’ambiente in cui lavoriamo. Se poi le nostre preferenze e abitudini sessuali si discostano dalla norma, allora è d’obbligo che esse rimangano assolutamente sconosciute a tutti i colleghi di lavoro. Certe leggerezze in questo campo possono venire pagate a caro prezzo e diventare causa di ricatti e di abusi. In questi casi la regola numero uno è sempre quella  della massima discrezione; quello che facciamo al di fuori dell’ambito lavorativo non deve importare a nessun altro al di fuori di noi.

4) Sociale.  A volte si può essere oggetto di maltrattamenti ingiustificati anche per il fatto che, non potendoci licenziare, fanno in modo che siamo noi stessi ad andarcene. Anche in questo caso, la conoscenza dei nostri diritti può molto aiutarci ad evitare soprusi ed angherie; comunicare le violazioni agli Uffici del Lavoro preposti a questo genere di comportamenti spesso è sufficiente a scoraggiare atteggiamenti di mobbing.

5) Culturale. Nonostante si dica che siamo  in pieno periodo di tolleranza religiosa, in realtà non è proprio così. Le differenze religiose, nonostante gli attuali sforzi della Chiesa Cattolica volti alla pacifica convivenza dei vari Credi, sono sempre la causa prima di dissidi fra i popoli. Consiglio quindi ai professanti Credi diversi da quello maggioritario, di astenersi, nei luoghi di lavoro, da pratiche religiose che possano dare adito a critiche e diventare così causa di mobbing.

Un ‘altra causa del mobbing è dovuta alle diversità che possono assumere le forme più svariate ed investire ogni aspetto della persona.

In quanto alle differenze razziali ve ne sono alcune che per la loro evidenza non possono essere celate, di conseguenza il comportamento migliore da adottare per evitare persecuzioni, è ancora quello di tenersi sempre bene informati sui propri diritti ed inoltre è sempre conveniente riuscire a diventare amici di qualcuno che abbia una certa voce in capitolo nell’ambito lavorativo.

Se le condizioni nell’ambiente di lavoro dovessero poi diventare veramente insostenibili, si può, avendo cura di raccogliere il maggior numero di prove, intraprendere un’azione legale. Non commettere però l’errore, una volta vinta la causa, di rimanere in quel posto di lavoro: le conseguenze potrebbero essere insostenibili. In questi casi la cosa migliore da fare è quella di consultare un legale del lavoro (ve ne sono anche di gratuiti) e valutare la strategia migliore da adottare. 

Max Bonfanti, filosofo analista

martedì 23 aprile 2024

I sogni son desideri?

 


Oniricon, opera di Flavio Lappo artista che rappresenta i sogni


Il sogno da sempre accompagna l’esistenza dell’uomo che affascinato dalla propria vita notturna si spinge alla ricerca del significato. E se non ne avesse alcuno?

Aristotele, vissuto nel IV sec. a.C., sostiene che non c’è miglior interprete dei sogni più dell’uomo che sa comprendere similitudini e metafore. I nostri sogni sono ricchi di queste immagini molto condensate che esprimono pensieri e mettono in scena le situazioni più disparate: imparare a decodificare i messaggi notturni è un importante traguardo per comprendere come i nostri sogni interagiscano con la veglia e come siano portatori di utili suggerimenti. Fin dall’antichità i sogni hanno affascinato gli uomini. Gli antichi Egizi li ritengono messaggeri degli dei, sono stati proprio loro a scrivere 1300 anni prima di Cristo uno dei primi libri sull’argomento dove hanno raccolto i messaggi divini. Gli Egizi sostengono la teoria degli opposti, ad esempio sognare la morte di qualcuno vuol dire augurargli una lunga vita e questa idea è rimasta anche nella nostra cultura popolare. Pure la Bibbia è ricca di sogni come messaggi di Dio, pensiamo ai sogni del Faraone e all’annunciazione dell’angelo a Maria nel Vangelo. E che dire di Omero quando ci narra dei messaggi che Zeus manda agli uomini attraverso i sogni? Ipnos è la divinità greca del sonno, gli antichi Greci hanno creato dei luoghi sacri deputati al sonno: grandi sale dove gli ospiti possono bere sostanze particolari a base di droghe che gli permettono di cadere subito in un sonno profondo. Al risveglio gli oracoli interpretano fortune o sciagure a seconda dei simboli presenti nei loro sogni. Il filosofo greco Platone (V sec a.C.) per la prima volta dice nel dialogo Repubblica che i sogni rivelano la vera natura dell’uomo, ma sono interessanti anche le considerazioni di Aristotele quando sostiene che i sogni possono predire un’incipiente malattia dai sintomi non ancora avvertibili. Le teorie di Platone e Aristotele sono state riprese e rielaborate dagli studiosi del nostro tempo.

Il primo grande libro sui sogni fu l’Oneirocritica di Artemidoro di Grecia nel II sec. d.C. si tratta di un’opera in 5 volumi, pubblicata per la prima volta in Inghilterra ha riscosso un tale successo da essere riedita per 24 volte in un secolo. In questo libro Artemidoro sostiene un’interessante teoria: uno stesso sogno se fatto da due persone diverse ha significati diversi. Questa è una visione moderna che sancisce l’importanza soggettiva della produzione onirica. Egli è stato un grande anticipatore delle recenti teorie sul sogno, anche se ritiene che essi siano infusi dagli dei. Si è concentrato sui quelli ricorrenti sostenendo, come fece Jung duemila anni dopo, l’idea del “grande sogno” quello potenzialmente più importante che ritiene il più difficile da interpretare.

I Romani invece credono alla teoria della divinazione e molto nei sogni premonitori (uno per tutti Cicerone); Galeno vissuto fra il 130 e il 201 d.C. sostiene invece i sogni diagnostici. I Romani si basano comunque sui simboli universali. I moderni interpreti a partire da Freud ritengono il sogno una produzione personale e il simbolo pur essendo comune all’umanità deve adattarsi al singolo individuo.

Secondo Martin Lutero, il padre del protestantesimo, i sogni ci aiutano a riconoscere i nostri peccati. In un testo indù “Brihadarmyaka-Upanishad”, risalente al 1000 a.C., si sostiene che il sogno, grazie alla perdita di ogni sensazione fisica e di ogni forma di inibizione far emergere la vera personalità del dormiente. Nel mondo islamico, uno scrittore arabo Al Mas’adi, ritiene il sonno “la preoccupazione dell’anima” dal momento che i sogni sono suggeriti dalle condizioni fisiche di colui che li vive.

Resta il fatto che ancor oggi non si sa perché si sogna, nonostante nel 1953 si sia scoperto che durante il sonno si alternano fasi di sonno R.E.M. (rapid eyes movements) a fasi di sonno non-R.E.M. e che nelle prime che sogniamo: nonostante tutto ciò la vera ragione del sogno non si conosce! Nel 1900, Freud, medico neurologo e inventore della psicoanalisi, pubblica il celebre libro “Interpretazioni dei sogni” dove spiega che i sogni sono un’importante manifestazione della nostra vita interiore, lo specchio delle nostre aspirazioni segrete e dei nostri desideri nascosti, spesso rifiutati dalla mente cosciente. Secondo Freud, il sogno è formato da un contenuto manifesto (le immagini che ricordiamo) e un contenuto latente (con un significato) che è campo di indagine della psicoanalisi. Per Freud il sogno è il guardiano del sonno infatti, esprimendo la vera natura dei nostri desideri in forma dissimulata, consente al dormiente di riposare tranquillo.  Secondo Freud, nel sogno agisce la censura che spesso ci impedisce di pensare ai nostri desideri più profondi e alle nostre inclinazioni, per il padre della psicoanalisi il motore del sogno è il desiderio. La censura impedisce ai nostri pensieri di raggiungere la coscienza, ciò è possibile solo se essi vengono camuffati tanto da non rivelare il loro vero significato. La difficoltà nell’interpretare i sogni è determinata dalla problematicità di vincere il censore che c’è in noi. Secondo Freud per interpretare bene un sogno bisogna mettere in evidenza l’episodio che ha colpito maggiormente il sognatore, ma senza voler trovare un significato a tutti i costi. Egli era convinto che il vero significato del sogno si sarebbe manifestato solo dopo aver analizzato con l’aiuto del sognatore le diverse parti del sogno. 

Facendo un salto di molti anni giungiamo alla originale considerazione dei sogni di uno studioso americano, lo psichiatra Allan Hobson autore di un celebre studio pubblicato in Italia nel 1992 nel testo La macchina dei sogni, Giunti editore. Per Hobson la fonte dei sogni sarebbe una scarica di impulsi nervosi che parte dal “ponte”, una piccola area alla base del cervello, e “attiva” le cellule della corteccia cerebrale (preposta alla maggior parte delle funzioni cerebrali superiori). Queste scariche provocano immagini e sensazioni che poi il cervello “sintetizza” secondo un significato fortuito: per questa teoria i nostri sogni non avrebbero quindi alcun significato nascosto. Il sogno deve essere letto e non interpretato: questo è il ribaltamento totale di Hobson, di conseguenza non è il desiderio il motore del sogno bensì il sogno è solo una sintesi degli eventi della nostra vita.

Tutto il millenario discorso fatto fin qui deve aiutarci a considerare i sogni come una risorsa autoprodotta, un racconto autobiografico, una testimonianza della nostra esistenza ricca di tutto ciò che siamo. Leggendo e rileggendo il nostro personale testo onirico con le competenze dei filosofi, di Freud e della Psicoanalisi, ma anche con ciò che in modo più pragmatico ci ha detto uno scienziato come Allan Hobson possiamo comprendere qualcosa di più del nostro “lato meno evidente”. Il sogno può essere considerato uno strumento del “conosci te stesso” che dall’oracolo di Delfi ha fatto un lungo cammino fino a raggiungere l’uomo contemporaneo. Freud e Hobbson sono due opposti, noi da filosofi cerchiamo di stare nel mezzo.

Maria Giovanna Farina 

venerdì 1 marzo 2024

In ricordo di Lucio Dalla

 


Lucio Dalla vivrà in eterno, le sue canzoni ci hanno accompagnato per tanti anni della nostra vita con il loro stile inconfondibile, credo sia questo soprattutto a rendere immortale un musicista: quando non lo si confonde con nessun altro. La sua prima canzone per me è stata 4 marzo 1943, ero una bambina e lo ricordo a San Remo sul palcoscenico dell'Ariston quando la televisione era ancora in bianco e nero. Poi crescendo ho ascoltato tante altre creazioni da Piazza grande, L'anno che verrà, a Futura, Anna e Marco fino a Balla balla ballerino, Settima luna...e poi ancora quando adolescente non ero più. Non le ricordo in ordine di tempo, queste sono le prime che la memoria ha rievocato: a tutte queste canzoni è legato un ricordo della mia vita. Certi personaggi non dovrebbero mai morire, per loro le leggi dell'universo eccezionalmente dovrebbero essere sospese. Scomparendo portano con sé anche una parte della nostra vita, ma non il ricordo perché Lucio Dalla è un grande artista che ci ha aiutati a crescere, a sentirci meno soli, a vivere insieme. Rammento un suo concerto in piazza Duomo del 1981, erano i tempi in cui indossava il baschetto blu di maglia: pioveva, la piazza era strapiena, lui impassibile con un impermeabile giallo si esibiva per tutti noi. Tanti anni dopo nel 2004 ero a teatro per assistere alla sua opera Tosca, amore disperato, ritornata a casa ho scritto queste righe che sento molto adatte alla circostanza:

Tosca, la celebre opera di Puccini reinterpretata da Lucio Dalla, trasmette qualcosa di insolito che va al di là della semplice emozione che un amore tragico come quello dei due protagonisti, Tosca Florio e Mario Cavaradossi, suscita. I rifacimenti sono spesso molto discutibili e a volte nascondono l’incapacità di un artista di produrre qualcosa di nuovo, ma in questo caso l’interpretazione di Dalla regala nuove suggestioni. La trama dell’opera pucciniana è fedelmente riproposta, ma tutto il resto è libera creatività. Le musiche, i costumi, le coreografie e il cast coinvolgono lo spettatore in un susseguirsi di emozioni da montagne russe. La musica, le voci e le immagini di scena sembrano preludere un uragano di passione per poi riportare immediatamente in una condizione di malinconia, come se qualcosa di bello stesse per accadere e poi non trovi realizzazione. Questa situazione lascia col fiato sospeso e con un certo sconforto nel cuore, lo spettatore com-patisce (nel senso di patire con) lo stato d’animo dei due innamorati che si nutrono della loro passione, ma sentono la minaccia della fine incombere sulla loro unione. Tosca e Mario, amandosi perdutamente e disperatamente, diventano un simbolo dell’Amore che supera le rigide barriere della convenzionalità per raggiungere l’Assoluto: chiunque ami è qui rappresentato. Un altro aspetto particolare di quest’opera è la capacità di portare, in alcuni momenti, ad un punto alto di commozione per poi introdurre una parentesi quasi comica capace di interdire il pianto che stava per sgorgare. Apparentemente può significare una volontà di sdrammatizzare, in realtà credo sia il voler mettere in scena gli opposti: tragico e comico nella vita spesso si incontrano cercando di contendersi il primato. La rappresentazione, davvero originale nel mettere insieme generi musicali differenti, si conclude con il messaggio che i grandi amori vivono oltre la morte e, certamente, oltre ogni tentativo di inficiarli. Mi ha colpita Iskra Menarini che nel ruolo di Sidonia, personaggio creato da Dalla, è la splendida interprete di “Amore disperato”, il leit motiv dell’intera rappresentazione. Lucio Dalla tiene d’occhio costantemente la sua creatura aggirandosi in sala, ma appena ti accorgi della sua presenza si dilegua con l’agilità di un gatto e scompare come una visione.

Maria Giovanna Farina

 

giovedì 1 febbraio 2024

Nuovo romanzo di Franco Pulzone


E' in libreria il nuovo lavoro, patrocinio del Comune di Viareggio, di Franco Pulzone, scrittore, poeta e presidente dell'associazione culturale Medusa di Viareggio. 
Una trilogia (La cruna delle stringhe, Il caso, Alieno) Pezzini editore.

Le parole dello stesso Pulzone ci indicano l'intento e la finalità dell'opera:

"Ho scritto Alieno perché il rapporto tra le civiltà è cambiato dopo la caduta del muro di Berlino che determinò, se pur lentamente, l’implodere delle diverse strutture socio-economiche e culturali tra le Nazioni. Cominciando a distruggere quel vecchio sistema dove la centralità dell’uomo era al centro di tutto, ciò che ad oggi non è più così. Ritengo quindi necessario che l’uomo potrà tornare ad essere centrale nella nuova civiltà industriale, ma solo se sarà coscientemente capace di rinnovarsi ristrutturando i propri punti di forza che sono: la famiglia, la scuola e l’ambiente. Solo in questo modo è possibile affrontare le sfide quotidiane e quelle future, rendendo così capaci le nuove generazioni di riuscire a dare le giuste risposte alle diverse sfide che sempre si riproporranno. Credo sia necessario revisionare i valori sopra citati, che rendono l’essere umano speciale ed insostituibile. Solo così saremo all’altezza di riposizionarci al centro di ogni mutazione futura e già in corso, come l’intelligenza artificiale, sapendo trovare il giusto equilibrio con l’altra monade ambientale che ci permette di esistere, dove la libertà di ogni diversità culturale e non, servirà per convivere in pace"

Link acquisto libro 

https://www.pezzinieditore.com/prodotto/alieno/


Franco Pulzone, presidente associazione culturale Medusa di Viareggio. Scrittore e poeta con un importante impegno culturale e sociale.

Celebriamo l'amore, sempre!

            Disegno di Flavio Lappo                                Molti ritengono San Valentino una festa esclusivamente commerciale e fors...