martedì 15 luglio 2025

Non abbandonarli

 


Come ogni anno in estate si torna a parlare dell'abbandono degli animali, in realtà questa pratica continua durante tutto il corso dei 365 giorni. Non ha quindi alcun senso parlarne ora? 
Repetita juvant, ma quando ripetere giova davvero? Quando si fa qualcosa per trasformare alle radici la cultura, non è sufficiente, se pur utile e deterrente, dare una rilevanza penale all'abbandono. Deve cambiare la coscienza. Finché si permette di allevare animali per uso esclusivo della vivisezione, finché per colorare gli alimenti si importa un colorante rosso ricavato dall'allevamento intensivo delle coccinelle, finché si fa bere il vino ai cani per divertirsi a vederne gli effetti: finché tutto questo continuerà ad accadere saremo molto lontani da una visione non razzista degli esseri viventi. Lo so che anche gli umani fin dalla più tenera età sono sottoposti in più parti del mondo a crudeltà inimmaginabili, ma questo non deve essere il solito alibi per non fare qualcosa: chi ama davvero gli animali ama anche gli esseri umani che in una visione filosofica sono, come diceva Aristotele, degli animali (zoon) dotati di linguaggio. Anche gli umani, come il resto dei viventi, non sono tutti uguali: c'è chi ha la fortuna di nascere in una famiglia che tutela la sua esistenza fin dall'inizio, c'è chi invece ha la disgrazia di venire al mondo condannato alla sottomissione e all'abuso. Possiamo ben comprendere che se non cambierà qualcosa di sostanziale, gli slogan contro l'abbandono e la punizione della legge poco riusciranno a fare: se non ci si fermerà un po' a riflettere sul fatto che la teoria del filosofo Hegel per cui nella storia si avvicenderebbero epoche in cui la dinamica servo-padrone si potrebbe ribaltare e quindi chi è servo ha la possibilità di diventare padrone. Ognuno, di conseguenza, potrebbe diventare un capo. Beh, questa è una bella favoletta per illudere chi è servo! Allora noi che abbiamo la ragione usiamola per riflettere su questa realtà, adoperiamoci per un cambiamento culturale che parta dal considerare gli animali degli esseri viventi non dotati di parola, ma non per questo insensibili alle sensazioni di dolore, di sofferenza, di disagio e di tristezza.

Maria Giovanna Farina 

domenica 13 luglio 2025

Cosa significa essere liberi

 


Cos'è la libertà? Già gli Stoici nel III secolo a.C. ritenevano la libertà una scelta del soggetto, per cui solo il sapiente è libero perché vive secondo natura conformandosi al destino. Ciò significa che sono libero se conosco le cose: se tu conosci le cose non hai sorprese e il tuo comportamento è libero da falsi pregiudizi. C’è uno stretto legame tra libertà e volontà, ad esempio non è punibile chi commette il male contro la propria volontà: non possiamo condannare chi commette una cattiva azione perché costretto. Parlare di libertà vuol dire anche fare i conti con il tema teologico del libero arbitrio, secondo cui l’uomo sarebbe libero di scegliere di commettere il male oppure no. Socrate sosteneva che l’uomo commette il male per ignoranza quando cioè non conosce la via del bene. Il libero arbitrio prevede invece un uomo che conosce e può scegliere. Rimanendo in tema di libertà desidero fare un esempio riferendomi a San Francesco d’Assisi la cui storia ci è nota. Nel famoso film di Zeffirelli “Fratello sole e Sorella luna” viene messa in risalto la scena di quando Francesco si spoglia, letteralmente, degli abiti e si dà alla povertà. Al di là del contenuto religioso, questo spogliarsi ha una forte valenza simbolica ed è un liberarsi di tutto quel bagaglio di stereotipi dei quali il giovane era vittima. Francesco per liberare quel se stesso prigioniero ha dovuto compiere un atto estremo che lo ha reso veramente libero. Ha dovuto esagerare, liberandosi anche di ciò che avrebbe potuto tenere ed in questo modo ha pagato un alto “costo” per la libertà. Questa storia insegna anche che è necessario combattere ogni giorno per la libertà, per conquistarne un pezzettino alla volta, per evitare di giungere pericolosi atti estremi. 

Maria Giovanna Farina

martedì 8 luglio 2025

Perché non riesco a leggere un libro fino alla fine?

 


A volte ci lamentiamo perché non riusciamo a condurre fino in fondo la lettura di un libro, eppure avevamo iniziato con entusiasmo e poi ci siamo incagliati a metà e la sola idea di continuare ci fa morire di noia. Non è il caso né di avvilirci né di abbandonarci alla certezza che non ce la faremo mai, dobbiamo invece tenere presente alcune considerazioni utili per superare il nostro blocco. Prima di tutto ricordiamo che ora non siamo più a scuola e di conseguenza abbiamo l’assoluta libertà di scegliere le nostre letture tenendo conto di desideri e preferenze. Per avere un buon approccio alla lettura è bene iniziare da qualcosa che ci attragga e che desti la nostra curiosità. Sappiamo benissimo che nella vita quotidiana ciò che può essere noioso per molte persone non lo è per chi ne attratto.

Quando scegliamo i libri, se siamo dei lettori poco abili, curiamoci che non siano troppo ricchi di pagine perché la possibilità di arrivare fino in fondo sarebbe più a rischio. Quando andiamo in libreria per scegliere un libro non facciamoci influenzare dalla moda, un bestseller non deve necessariamente esserci gradito. Facciamoci condurre dal nostro istinto e scegliamo il libro che subito dalle prime righe ci attrae: sarà senz'altro una lettura per noi appassionante! 

Maria Giovanna Farina

martedì 1 luglio 2025

Cos'è la simpatia?

 


Perché proviamo simpatia per qualcuno? Che cosa ci rende simpatici agli altri? Non c’è nulla di razionale nella simpatia infatti si prova per qualcuno al di là della sua bellezza, bravura, moralità… Essa è qualcosa di diverso dall’amore anche se difficilmente si può provare antipatia per qualcuno che si ama. I filosofi non si sono molto occupati di definire la simpatia, un’analisi esauriente fu condotta dal filosofo tedesco Max Scheler (1874-1928) che fece una netta distinzione tra simpatia e contagio emotivo proprio di un gruppo. Si tratta di quel particolare stato emotivo che vivono ad esempio i fan di un cantante per cui provano la stessa emozione quando lo ascoltano ad un concerto. Questa non è simpatia perché la simpatia è il partecipare ai sentimenti di un’altra persona senza per questo condividerli. La simpatia è comprensione, affettività e magari un certo grado di amicizia senza perdere la propria individualità separata, perciò essa non annulla la diversità tra le persone ma si rivolge all’altro senza rimanere coinvolta nei suoi interessi. La simpatia permette di capire l’altro, di mettersi idealmente nei suoi panni e di scorgere eventualmente i problemi che sono nella sua vita. Con la simpatia si può provare dispiacimento, quando ad esempio un nostro amico perde il lavoro, ci dispiace, lo capiamo e comprendiamo il suo tormento, ma non stiamo male come lui. Concludendo, quando proviamo simpatia per qualcuno è utile approfondire la conoscenza perché la simpatia favorisce un rapporto paritario e di scambio. Alla domanda perché proviamo simpatia per qualcuno possiamo rispondere che chi ci è simpatico, al di là delle sue caratteristiche positive o negative, mette in scena parti di noi a cui siamo affezionati, questa è la ragione per cui è così facile entrare in sintonia e provare simpatia per quella persona. La simpatia è una forza di attrazione che scatta nei confronti di qualcuno, per cui essere se stessi è il modo migliore per essere simpatici. 
Maria Giovanna Farina

Non abbandonarli

  Come ogni anno in estate si torna a parlare dell'abbandono degli animali, in realtà questa pratica continua durante tutto il corso dei...