mercoledì 31 gennaio 2024

Il collezionista di Barbie

Gianni è un collezionista di Barbie, ne possiede una quantità innumerevole e il suo desiderio di acquistarle non conosce tregua. Cosa si nasconde dietro questo ossessivo rituale? Una storia vera.


Gianni ha quasi trentacinque anni e da sempre è tormentato dalla femminilità. Da bambino giocava con i maschi che lo avevano sempre un po’ attratto, anche se i loro giochi non lo divertivano molto. Pur di condividere dei momenti con loro si inventa un ruolo che spesso era quello di vittima o preda, bastava un piccolo tocco di femminilità, come un foulard che sventolava a mo’ di capelli al vento, per farlo sentire a proprio agio in quel gruppo di monelli. In questo modo poteva mimare una femmina che deve difendersi dagli assalti dei maschi; senza che i suoi compagni di giochi se ne rendessero conto offriva loro l’opportunità di manifestare l’istinto predatorio che poi nell’adolescenza emergerà con tutta la sua irruenza sessuale. E’ proprio nell’adolescenza che Gianni vive la prima disillusione quando i suoi compagni di gioco lo ignorano, preferendo le ragazze. Questo rifiuto è doloroso ma utile per iniziare a prendere in considerazione la sua omosessualità; verso i 16 anni inizia la prima relazione omosessuale della sua vita con un uomo molto più grande di lui. La storia si rivela presto coinvolgente: Gianni considera, ancora oggi, questo uomo il suo unico grande amore.  

  Quando la relazione si conclude, Gianni vive molte altre esperienze sessuali senza più trovare coinvolgimento e passione. Inizia così a sperare di essere eterosessuale, convinzione rinforzata dalla grande attrazione che prova per un particolare tipo di donna. Le ragazze che lo seducono sono alte, magre e con i capelli lunghi, possibilmente biondi, posseggono una buona dose di femminilità che si esprime nell’eleganza del portamento e nei modi di conversare. Ed è proprio durante una vacanza al mare che incontra una donna americana, Carol, che letteralmente lo travolge. Per la prima volta conosce quella che definisce la donna dei suoi sogni e trascorre con lei dei giorni di passione. Carol ama assecondare i desideri di Gianni e lui si tuffa nell’acquisto di numerosi capi di abbigliamento per rendere questa donna ancor più seducente. La biancheria intima non lo attrae particolarmente, infatti sceglie per lei completini molto semplici e castigati, al contrario le mise da sera che le fa indossare  sembrano state scelte con l’intenzione di attrarre gli altri uomini. Carol sembra una vera top model: tacchi vertiginosi mettono in risalto le sue gambe lunghissime e mini-abiti aderenti lasciano intravedere ogni curva del suo corpo. Tutte le sere Gianni prepara gli abiti e gli accessori che la sua ragazza deve indossare e, in uno stato quasi estatico, dà inizio alla vestizione; per lui questi momenti sono molto appaganti e gli creano una forte eccitazione sessuale. Questo ultimo aspetto rinforza l’idea di essere eterosessuale.

  Il ritorno dalle vacanze coincide con il ritorno alla normalità e la lontananza impedisce che questa relazione possa continuare. Gianni trascorre un periodo di inerzia, ma si sente rassicurato per aver sperimentato una relazione così intensa con una donna. In questi mesi di solitudine sentimentale trascorre delle notti molto agitate, sogna spesso di essere vestito da donna, ma qualche particolare del suo abbigliamento non è mai come piace a lui e ciò gli fa provare una grande frustrazione. Proprio in questo periodo acquista la prima Barbie ad un mercatino dell’usato pensando di regalarla a sua nipote, in realtà il fascino che la perfezione di questa bambola esercita su di  lui non lo abbandonerà più: questo è il primo pezzo della collezione che in breve tempo occuperà un ampio spazio della sua casa.

  L’incontro con Paola lo distrae momentaneamente da questo chiodo fisso. Ora ha una nuova modella da vestire ed è disponibile tutti i giorni perché vive vicino a lui. Gianni decide che questa è la ragazza giusta e la presenta alla sua famiglia. Paola non ama farsi abbigliare come Carol, ma ha un corpo così ben fatto che il solo guardarla è un appagamento completo. Presto fissano la data delle nozze e partono per qualche giorno di vacanza al mare. Nella penombra della discoteca dell’albergo dove alloggiano, Gianni vede una figura ambigua e non capisce se è maschio o femmina, ma ne viene attratto in modo irresistibile, si avvicina e bastano due parole per sentire ancora quel forte coinvolgimento emotivo che da anni non provava più. Scopre di essere in compagnia di un uomo bellissimo.

  Questo nuovo incontro rompe il fidanzamento con Paola e riporta in primo piano l’omosessualità di Gianni. Senza più una donna al suo fianco ritorna il desiderio di possedere nuove Barbie; ogni sabato trascorre molte ore alla ricerca di pezzi rari per completare la sua immensa collezione ed inizia ad acquistare abiti femminili, parrucche e tacchi a spillo, ma questa volta per vestire se stesso. Tornano i sogni angoscianti che ben presto hanno come unico tema l’acquisto delle Barbie.

Eccone uno significativo: “Vado ad un mercatino dove in realtà non vedo tutte le bancarelle, ma focalizzo la mia attenzione su una gestita da una donna. Sulla bancarella ci sono delle Barbie (in realtà poche) ed io mi fermo a guardarle interessato, le prendo e le tocco come se fossi interessato all’acquisto. Più le prendo in mano più mi rendo conto che  aumentano di numero sopra la bancarella. Questo fatto mi fa venire una grande smania di acquistarle tutte. Le prendo in mano con il braccio sinistro, poi mi ci avvento sopra. Nel frattempo mi accorgo che ci sono Barbie nere che mi mancano e le voglio acquistare. Più le prendo in mano, più mi rendo conto che ce ne sono tante che mi mancano e la smania di possederle mi mette angoscia”.

In questo sogno è presente in modo accentuato il conflitto col femminile, qui vediamo Gianni alla ricerca di nuove Barbie. All’inizio la bancarella, che essendo gestita da una donna pone nuovamente l’accento sul femminile, ha poche Barbie, poi aumentano di numero più il sognatore le prende in mano. La Barbie, come tutti sappiamo, è una bambola con le fattezze di una modella dai tratti femminili perfetti; la possiamo considerare l’ideale femminile, il modello con cui ogni donna, almeno una volta, si è confrontata. Con la consapevolezza dell’età adulta ci si rende conto che è uno stereotipo della bellezza femminile, un modello irraggiungibile e come tale da scartare. Voler diventare come la Barbie porta continue frustrazioni e prepara un terreno fertile che favorisce l’insorgere di alcuni disordini del comportamento alimentare come può essere l’anoressia. Porsi dei buoni obiettivi è utile per la crescita, ma se questi sono troppo al di sopra delle nostre possibilità si ottiene l’effetto contrario. Insomma si può diventare donne seducenti anche senza possedere gli attributi di una top model.

  Più Gianni prende coscienza della femminilità, più questa assume infinite sfaccettature (le Barbie così, come le espressioni della femminilità, sono moltissime), allora si rende conto che la sua corsa all’acquisto della femminilità è qualcosa di non realizzabile e il suo bisogno coattivo di appropriarsene testimonia l’incapacità di porsi in una relazione adulta col femminile, limitandosi a possedere solo tante copie dello stereotipo. Ma questa strategia è destinata al fallimento perché invece di colmare un vuoto sembra alimentare un circolo vizioso. Il fatto che all’inizio le Barbie siano poche dà a Gianni l’illusione che la sua conquista del femminile sia giunta al termine, ma questa certezza svanisce quando si rende conto che le Barbie non finiscono mai, come se il compito che si è dato si fosse rivelato impossibile. Troverà sempre qualcosa che gli manca, la Barbie nera ben rappresenta questa idea. Gianni prende in mano le nuove Barbie con il braccio sinistro, quasi a voler simbolizzare una certa indecisione, altrimenti avrebbe usato il braccio destro che per l’inconscio è quello dell’azione. Poi la smania di entrare in contatto con la femminilità è così forte che si avventa sulle Barbie. Il suo è un atteggiamento simile a quello del bambino piccolo tutto teso a nutrirsi senza porsi alcun limite. Da questo bisogno di incorporare deriva l’ansia e la spinta, per il sognatore, ad una incessante coazione a simbolizzare il femminile che gli sfugge, rappresentato appunto dal continuo acquisto di Barbie.

  Questo sogno ci aiuta a capire come la mancata conoscenza della propria componente femminile, che in ultima analisi esprime solo con il travestitismo, unita all’omosessualità, crei il disagio relazionale di Gianni. Finché c’è da esternare la propria femminilità attraverso una donna da vestire, l’ansia è sotto controllo e l’eccitamento sessuale gli fa sperare di essere eterosessuale, anche se è un’eccitazione di natura narcisistica. La donna che desidera possedere è una proiezione di sé, è la concretizzazione della propria componente femminile. Amando quella donna in realtà ama se stesso, quella parte di sé che altrimenti rimarrebbe senza volto. Il quadro si complica, Gianni non si accontenta, ricerca una femminilità perfetta, lo stereotipo appunto. Il modello che si è prefisso è troppo alto, la Barbie nella sua perfezione gli provoca continue frustrazioni e lo spinge alla ricerca continua e ossessiva di una condizione irrealizzabile. Resosi conto di ciò, Gianni crede di trovare una via d’uscita nel travestitismo e trascorre le sue serate di svago vestito da donna con la speranza di attrarre i maschi eterosessuali. Nonostante la cura e l’eleganza con cui appare in pubblico, non riesce nel suo intento e da lì inizia il suo percorso alla ricerca di una femminilità tutta esteriore, anch’essa impossibile da trovare. Si indebita per eliminare la barba ritenuta un intralcio per il suo progetto, si tinge i capelli biondo platino….e pian piano sprofonda nella depressione perché queste modifiche al suo corpo non fanno che allontanarlo sempre più dalla bellezza perfetta di Barbie. Era un bel ragazzo, con un corpo atletico e un viso solare, il suo sguardo emanava un fascino naturale che ora è stato sostituito da un’inquietante tristezza.

 Non è riuscito a comprendere che la femminilità che stava cercando con tanta irruenza era quella interiore; avrebbe potuto trovarla solo attraverso una proficua relazione, ma la mancanza di strumenti relazionali e il suo fermo rifiuto alla possibilità di un confronto con chi lo avrebbe potuto aiutare ha reso impraticabile ogni percorso finalizzato alla ri-cerca di sé.

Maria Giovanna Farina (Babilonia, marzo 2004)


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