Gianni ha quasi trentacinque anni e da sempre è tormentato dalla femminilità. Da bambino giocava con i maschi che lo avevano sempre un po’ attratto, anche se i loro giochi non lo divertivano molto. Pur di condividere dei momenti con loro si inventa un ruolo che spesso era quello di vittima o preda, bastava un piccolo tocco di femminilità, come un foulard che sventolava a mo’ di capelli al vento, per farlo sentire a proprio agio in quel gruppo di monelli. In questo modo poteva mimare una femmina che deve difendersi dagli assalti dei maschi; senza che i suoi compagni di giochi se ne rendessero conto offriva loro l’opportunità di manifestare l’istinto predatorio che poi nell’adolescenza emergerà con tutta la sua irruenza sessuale. E’ proprio nell’adolescenza che Gianni vive la prima disillusione quando i suoi compagni di gioco lo ignorano, preferendo le ragazze. Questo rifiuto è doloroso ma utile per iniziare a prendere in considerazione la sua omosessualità; verso i 16 anni inizia la prima relazione omosessuale della sua vita con un uomo molto più grande di lui. La storia si rivela presto coinvolgente: Gianni considera, ancora oggi, questo uomo il suo unico grande amore.
Quando
la relazione si conclude, Gianni vive molte altre esperienze sessuali senza più
trovare coinvolgimento e passione. Inizia così a sperare di essere
eterosessuale, convinzione rinforzata dalla grande attrazione che prova per un
particolare tipo di donna. Le ragazze che lo seducono sono alte, magre e con i
capelli lunghi, possibilmente biondi, posseggono una buona dose di femminilità
che si esprime nell’eleganza del portamento e nei modi di conversare. Ed è
proprio durante una vacanza al mare che incontra una donna americana, Carol,
che letteralmente lo travolge. Per la prima volta conosce quella che definisce
la donna dei suoi sogni e trascorre con lei dei giorni di passione. Carol ama
assecondare i desideri di Gianni e lui si tuffa nell’acquisto di numerosi capi
di abbigliamento per rendere questa donna ancor più seducente. La biancheria
intima non lo attrae particolarmente, infatti sceglie per lei completini molto
semplici e castigati, al contrario le mise da sera che le fa
indossare sembrano state scelte con l’intenzione di attrarre gli altri
uomini. Carol sembra una vera top model: tacchi vertiginosi mettono in risalto
le sue gambe lunghissime e mini-abiti aderenti lasciano intravedere ogni curva
del suo corpo. Tutte le sere Gianni prepara gli abiti e gli accessori che la
sua ragazza deve indossare e, in uno stato quasi estatico, dà inizio alla
vestizione; per lui questi momenti sono molto appaganti e gli creano una forte
eccitazione sessuale. Questo ultimo aspetto rinforza l’idea di essere eterosessuale.
Il
ritorno dalle vacanze coincide con il ritorno alla normalità e la lontananza
impedisce che questa relazione possa continuare. Gianni trascorre un periodo di
inerzia, ma si sente rassicurato per aver sperimentato una relazione così
intensa con una donna. In questi mesi di solitudine sentimentale trascorre
delle notti molto agitate, sogna spesso di essere vestito da donna, ma qualche
particolare del suo abbigliamento non è mai come piace a lui e ciò gli fa
provare una grande frustrazione. Proprio in questo periodo acquista la prima
Barbie ad un mercatino dell’usato pensando di regalarla a sua nipote, in realtà
il fascino che la perfezione di questa bambola esercita su di lui non lo
abbandonerà più: questo è il primo pezzo della collezione che in breve tempo
occuperà un ampio spazio della sua casa.
L’incontro
con Paola lo distrae momentaneamente da questo chiodo fisso. Ora ha una nuova
modella da vestire ed è disponibile tutti i giorni perché vive vicino a lui.
Gianni decide che questa è la ragazza giusta e la presenta alla sua famiglia.
Paola non ama farsi abbigliare come Carol, ma ha un corpo così ben fatto che il
solo guardarla è un appagamento completo. Presto fissano la data delle nozze e
partono per qualche giorno di vacanza al mare. Nella penombra della discoteca
dell’albergo dove alloggiano, Gianni vede una figura ambigua e non capisce se è
maschio o femmina, ma ne viene attratto in modo irresistibile, si avvicina e
bastano due parole per sentire ancora quel forte coinvolgimento emotivo che da
anni non provava più. Scopre di essere in compagnia di un uomo bellissimo.
Questo
nuovo incontro rompe il fidanzamento con Paola e riporta in primo piano
l’omosessualità di Gianni. Senza più una donna al suo fianco ritorna il
desiderio di possedere nuove Barbie; ogni sabato trascorre molte ore alla
ricerca di pezzi rari per completare la sua immensa collezione ed inizia ad
acquistare abiti femminili, parrucche e tacchi a spillo, ma questa volta per
vestire se stesso. Tornano i sogni angoscianti che ben presto hanno come unico
tema l’acquisto delle Barbie.
Eccone
uno significativo: “Vado ad un mercatino dove in realtà non vedo tutte le
bancarelle, ma focalizzo la mia attenzione su una gestita da una donna. Sulla
bancarella ci sono delle Barbie (in realtà poche) ed io mi fermo a guardarle
interessato, le prendo e le tocco come se fossi interessato all’acquisto. Più
le prendo in mano più mi rendo conto che aumentano di numero sopra la
bancarella. Questo fatto mi fa venire una grande smania di acquistarle tutte.
Le prendo in mano con il braccio sinistro, poi mi ci avvento sopra. Nel
frattempo mi accorgo che ci sono Barbie nere che mi mancano e le voglio
acquistare. Più le prendo in mano, più mi rendo conto che ce ne sono tante che
mi mancano e la smania di possederle mi mette angoscia”.
In
questo sogno è presente in modo accentuato il conflitto col femminile, qui
vediamo Gianni alla ricerca di nuove Barbie. All’inizio la bancarella, che
essendo gestita da una donna pone nuovamente l’accento sul femminile, ha poche
Barbie, poi aumentano di numero più il sognatore le prende in mano. La Barbie,
come tutti sappiamo, è una bambola con le fattezze di una modella dai tratti
femminili perfetti; la possiamo considerare l’ideale femminile, il modello con
cui ogni donna, almeno una volta, si è confrontata. Con la consapevolezza
dell’età adulta ci si rende conto che è uno stereotipo della bellezza
femminile, un modello irraggiungibile e come tale da scartare. Voler diventare
come la Barbie porta continue frustrazioni e prepara un terreno fertile che favorisce
l’insorgere di alcuni disordini del comportamento alimentare come può essere
l’anoressia. Porsi dei buoni obiettivi è utile per la crescita, ma se questi
sono troppo al di sopra delle nostre possibilità si ottiene l’effetto
contrario. Insomma si può diventare donne seducenti anche senza possedere gli
attributi di una top model.
Più
Gianni prende coscienza della femminilità, più questa assume infinite
sfaccettature (le Barbie così, come le espressioni della femminilità, sono
moltissime), allora si rende conto che la sua corsa all’acquisto della
femminilità è qualcosa di non realizzabile e il suo bisogno coattivo di
appropriarsene testimonia l’incapacità di porsi in una relazione adulta col
femminile, limitandosi a possedere solo tante copie dello stereotipo. Ma questa
strategia è destinata al fallimento perché invece di colmare un vuoto sembra
alimentare un circolo vizioso. Il fatto che all’inizio le Barbie siano poche dà
a Gianni l’illusione che la sua conquista del femminile sia giunta al termine,
ma questa certezza svanisce quando si rende conto che le Barbie non finiscono
mai, come se il compito che si è dato si fosse rivelato impossibile. Troverà
sempre qualcosa che gli manca, la Barbie nera ben rappresenta questa idea.
Gianni prende in mano le nuove Barbie con il braccio sinistro, quasi a voler
simbolizzare una certa indecisione, altrimenti avrebbe usato il braccio destro
che per l’inconscio è quello dell’azione. Poi la smania di entrare in contatto
con la femminilità è così forte che si avventa sulle Barbie. Il suo è un
atteggiamento simile a quello del bambino piccolo tutto teso a nutrirsi senza
porsi alcun limite. Da questo bisogno di incorporare deriva l’ansia e la
spinta, per il sognatore, ad una incessante coazione a simbolizzare il
femminile che gli sfugge, rappresentato appunto dal continuo acquisto di
Barbie.
Questo
sogno ci aiuta a capire come la mancata conoscenza della propria componente
femminile, che in ultima analisi esprime solo con il travestitismo, unita
all’omosessualità, crei il disagio relazionale di Gianni. Finché c’è da
esternare la propria femminilità attraverso una donna da vestire, l’ansia è
sotto controllo e l’eccitamento sessuale gli fa sperare di essere
eterosessuale, anche se è un’eccitazione di natura narcisistica. La donna che
desidera possedere è una proiezione di sé, è la concretizzazione della propria
componente femminile. Amando quella donna in realtà ama se stesso, quella parte
di sé che altrimenti rimarrebbe senza volto. Il quadro si complica, Gianni non
si accontenta, ricerca una femminilità perfetta, lo stereotipo appunto. Il modello
che si è prefisso è troppo alto, la Barbie nella sua perfezione gli provoca
continue frustrazioni e lo spinge alla ricerca continua e ossessiva di una
condizione irrealizzabile. Resosi conto di ciò, Gianni crede di trovare una via
d’uscita nel travestitismo e trascorre le sue serate di svago vestito da donna
con la speranza di attrarre i maschi eterosessuali. Nonostante la cura e
l’eleganza con cui appare in pubblico, non riesce nel suo intento e da lì
inizia il suo percorso alla ricerca di una femminilità tutta esteriore,
anch’essa impossibile da trovare. Si indebita per eliminare la barba ritenuta
un intralcio per il suo progetto, si tinge i capelli biondo platino….e pian
piano sprofonda nella depressione perché queste modifiche al suo corpo non fanno
che allontanarlo sempre più dalla bellezza perfetta di Barbie. Era un bel
ragazzo, con un corpo atletico e un viso solare, il suo sguardo emanava un
fascino naturale che ora è stato sostituito da un’inquietante tristezza.
Non
è riuscito a comprendere che la femminilità che stava cercando con tanta
irruenza era quella interiore; avrebbe potuto trovarla solo attraverso una
proficua relazione, ma la mancanza di strumenti relazionali e il suo fermo
rifiuto alla possibilità di un confronto con chi lo avrebbe potuto aiutare ha
reso impraticabile ogni percorso finalizzato alla ri-cerca di sé.
Maria
Giovanna Farina (Babilonia, marzo 2004)
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