domenica 2 marzo 2025

Viaggio nel tempo

 


Elaine arrivò alla stazione di Saint Remy de Provence di buon mattino. Aveva preso il primo treno da Lione. Si era goduta il panorama pervasa da una sorta di nostalgia indefinibile. Scese dal treno e si guardò intorno. Cercava speranzosa di scorgere Gerard fra i passanti, ma nulla, lui non c’era. Aveva letto che se avesse immaginato l’incontro, con tanto di emozioni e sentimenti, esso sarebbe certamente avvenuto. Le anime che si sono amate davvero hanno modo di comunicare tra di loro per telepatia, si dice. E un po', a dire il vero, ci aveva sperato senza illudersi troppo, così la delusione non l’aveva scossa più di tanto. Del resto, sarebbe stato troppo bello per essere vero. Andò alla stazione degli autobus per raggiungere la sua casa di allora, ritrovare tutto ciò che era rimasto ed era stato faticosamente salvato dalla drammatica divisone ereditaria che la sorella Roxane aveva avviato, tutto d’un tratto, più per vendetta che per necessità. Percorse le strade di un tempo tra le ville facoltose e la tipica vegetazione della bellissima campagna francese, profumata di fiori di lavanda, e fatta di verdi e antiche fronde che danzavano nel vento. La sua casa era ancora lì, silenziosa e solitaria, tra le altre case colorate e l’attendeva come sempre. Aprì la porta ansiosa e diede una rapida occhiata alle stanze, guardò i mobili d’epoca e gli oggetti che erano rimasti e che la cattiveria e l’invidia non erano riuscite a trafugare per farle dispetto. Aveva fatto del suo meglio per conservare con cura il patrimonio ereditato, i sacrifici dei genitori, ma non aveva fatto i conti, troppo giovane e fiduciosa, con la realtà più triste: una sorella vanesia, avida, egocentrica e narcisista. Si aggirò per quegli spazi ben arredati, un vero gioiello vintage, che tanti avrebbero apprezzato e fatto rivivere come un tempo. Così riapparivano i volti, le immagini più belle e le sembrava quasi di udire le voci tra quelle mura pregne di ricordi e delle energie delle persone che non c’erano più. Riecheggiavano la musica e il brusio delle feste e perfino le discussioni. Le avevano detto di quanto non fosse un bell’affare andare a caccia o vivere del passato e che avrebbe fatto meglio guardare avanti ma lei non li stette a sentire. Il passato e i bei ricordi erano fonte di conforto e il rifugio da un mondo sempre più arido e spietato. Elaine era diventata una scrittrice, una poetessa di successo, e sapeva muoversi sulla linea temporale, entrare e uscire dalla dimensione onirica e del ricordo e non temeva di rimanere fissata in alcuna emozione. La scrittura e la poesia l’avevano salvata, come un dono dal cielo, ed era sopravvissuta al tradimento del proprio sangue e ne era orgogliosa perché aveva trovato la vera ricchezza e vinto la più grande battaglia: non era diventata una persona squallida e meschina come loro e nonostante tutto. Era riuscita a non fare un feticcio del dolore ma a trasformare la triste esperienza in forza e in una sorta di rinascita. Aveva imparato suo malgrado a volare sopra le meschinità e le bassezze umane. Usci allora per le strade del paese a passeggiare: il famoso bar Matisse era chiuso da anni, restava solo una targa arrugginita quasi che nessuno dovesse mai profanare un luogo che aveva rappresentato tanto per molti e se non altro la spensieratezza della gioventù, di un’epoca di principi e valori. Lungo le strade cercava di ricordare come erano le cose un tempo e cosa fosse cambiato. Cercava Gerard in verità, voleva incontrarlo dopo tanti anni, per sapere come stesse. Come era stata la sua vita senza di lei. Voleva sapere perché la loro relazione si era interrotta quel giorno durante le feste di Natale. Se quella donna che era entrata all’ improvviso nella loro relazione e glielo aveva portato via senza indugio fosse così meritevole oppure fosse, non solo cosi tanto poco avvenente, ma davvero una maliarda e un’abile arrampicatrice sociale senza scrupoli come gliela avevano raccontata. E lui, un uomo bello, colto, tanto intelligente e perbene, quanto senza carattere da essersi fatto irretire senza scampo. Sapere se qualche volta l’avesse pensata. Ma di Gerard non c’era traccia. C’erano solo i ricordi che camminavano gioiosi e spensierati sulle strade del paese e dei dintorni, o viaggiavano in moto, e c’erano i ragazzi e le ragazze della compagnia che organizzavano gite. C’erano gli esami all’Università e la festa di laurea in ingegneria di Gerard, il tempo della gioventù in cui erano stati inconsapevolmente felici e spensierati. Elaine non aveva avuto una vita facile: dopo la morte dei genitori ancora giovani le strade per lei si erano fatte in salita e piene di avvoltoi come si conviene quando si tratta giovani ereditiere. Elaine cercò di ricostruirsi un futuro accanto a Roland, un aitante velista conosciuto a Marsiglia di cui si era innamorata, dopo l’abbandono e la delusione di Gerard, e nonostante fosse poco gradito nella cerchia famigliare e delle amicizie, che lo vedevano una persona molto poco adeguata a lei sia per carattere che per cultura. Ma il suo animo libero e ribelle la spinsero a non considerare i consigli degli anziani e a proseguire in una relazione che alla lunga si rivelò misera di tutto, sbilanciata e poco reciproca. Roland viveva alla giornata, e a parte la vela, non aveva alcuna ambizione e predisposizione oltre che interesse a crearsi una famiglia e a costruirsi un futuro. Non voleva impegni o responsabilità di alcun genere. Era un uomo che si accontentava di poco e viveva alla giornata. Aveva rivelato, nel corso del tempo, un carattere sempre più ombroso e permaloso e poca voglia di rivalsa o successo. Ebbero una figlia Lisette e per qualche anno le cose scorsero comunque abbastanza serene; grazie ad Elaine che investiva tutte le sue energie per mandare avanti la sua famiglia. Roland era spesso via per il suo lavoro, che lo portava per mare, imbarcato come ufficiale sulle navi cargo che partivano da Marsiglia. Terminati gli ardori giovanili, si accorse ben presto che non c’erano le basi per una relazione sana e soddisfacente e così Elaine si ritrovò accanto un uomo molto diverso da quello che le sembrava di aver conosciuto. Egli cominciò a prendere peso diventando infine obeso e a diventare una persona anaffettiva, fredda e scostante e talvolta aggressivo. Roland non era più quel giovane aitante ed energico che la faceva sorridere e divertire ma era diventato un anziano scorbutico, un estraneo. Per quanto presente era molto distante emotivamente e lei aveva conosciuto la peggior solitudine che una donna potesse provare. Quella di vivere accanto ad una persona sbagliata, di sentirsi come una vedova a quarant’anni. Si fece carico, senza mai lamentarsi, di tutte le incombenze e delle responsabilità crescendo Lisette praticamente da sola e senza poter contare su alcuno della famiglia di origine. I momenti di svago o di spensieratezza diventarono sempre più rari. La zia Roxane, per qualche strana ragione sempre più insofferente alla presenza della sorella Elaine nella sua vita, non si dedicò mai alla nipote Lisette, a parte qualche sfarzoso regalo di Natale i primi anni, presa dai suoi viaggi, dai suoi teatri e drammi, per lo più inventati, dai pettegolezzi della società delle apparenze in cui viveva oltre che dagli uomini con cui cercava di rifarsi una vita. Un giorno, all’improvviso, perse sé stessa e intraprese la strada di Caino attaccando Elaine per vie legali con un pretesto. Elaine si ammalò gravemente poco dopo per le calunnie proferite nei suoi confronti. Sopravvisse all’onta del disonore e allo scempio della sua famiglia di origine, al dolore di non aver potuto salvare il patrimonio che andava svenduto, suo malgrado, e la sorella, che aveva gettato finalmente la maschera, mostrando il volto spietato dell’invidia e della cattiveria. Il caro Vincent, il suo adorato nipote, spari per diversi anni, anche a lui faceva comodo l’eredità dei nonni, dopotutto e aveva frequentato la scuola degli affaristi senza scrupoli e sentimenti del padre, un piccolo imprenditore immobiliare di Grenoble, classico spaccone di provincia. I momenti lieti passati con i nonni e le vacanze al mare con gli zii, mentre la madre divorziata era in giro per il mondo, non erano che un ricordo senza senso e lontano; c’era ormai solo il dio denaro a far da padrone. Una vita controvento quella di Elaine, costellata di grandi dispiaceri e delusioni, dove la fiducia in chi avrebbe dovuto sostenerla e proteggerla era stata malriposta. Lei che c’era sempre per tutti e soprattutto per l’amata sorella e l’adorato nipote per i quali avrebbe affrontato uragani e regalato loro il mondo intero. Roland non fu che uno spettatore passivo e più che una vela si era rivelato una zavorra nella sua vita. Ormai le energie da mettere anche per lui si erano affievolite. Vederla felice non era mai stata una sua priorità o un desiderio. Lei era solo un’abitudine a cui non voleva o sapeva rinunciare. Lisette era stata la sua ancora in questo mondo: era una bambina sana, vivace e gioiosa. Ora una giovane e bella ragazza di cui andar fieri. Elaine aveva affrontato e superato le strade polverose della vita, le carenze di ogni genere, gli abusi psicologici più subdoli e inaspettati e la malattia con coraggio e determinazione e aveva finalmente compreso che la gelosia e l’invidia non avevano spiegazioni e giustificazioni e soprattutto non andavano mai ignorate o sottovalutate. Comprese che gli ignoranti, i malvagi e i narcisisti esistono anche in famiglia, che non c’è amore che li guarisca, e che allontanarli senza indugio è l’unica scelta consapevole e corretta da fare. Un sospiro ed usci sul patio a respirare il profumo di fiori che regala il vento nel tardo pomeriggio di primavera come un balsamo prezioso e che le narrava dell’atmosfera di un tempo. Le voci dei bambini intorno, tutt’un tratto, la riportarono alla realtà. Si era fatto tardi ed era ora di recarsi alla stazione per prendere il treno e tornare a Lione. Chiuse con cura la casa e la saluto con una carezza. S’ incamminò consapevole che l’accettazione delle prove e delle lezioni che aveva dovuto imparare tramite gli eventi della vita erano l’unico modo per superarle e che l’amore è un modo di essere e di vivere sempre e comunque. E consapevole che le vere risorse necessarie si trovavano al centro del suo cuore. Si assopì con il cuore in pace lungo il viaggio di ritorno. Tornò così al suo lavoro in ufficio al centro della città il lunedì mattina. Come sempre sorrise ai colleghi. Guardo fuori dalla finestra per guardare il solito panorama di città prima di cominciare la giornata. Accese il computer, un tuffo al cuore la sorprese. Il nome di Gerard appariva nelle mail. Dopo tanti anni aveva trovato il coraggio di scriverle.

Antonella Massa (marzo 2025 @tutti i diritti riservati.

Ogni riferimento a fatti i persone è puramente casuale.

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