mercoledì 8 ottobre 2025

La lezione di Platone


 Platone è di una disarmante attualità. In un momento storico così violento e confuso il filosofo ateniese allievo del grande Socrate può venirci in soccorso sia come singoli individui che come umanità. Nelle sue opere, i Dialoghi, Platone ci racconta di Eros (Amore) figlio di Penia e Poros: Eros è un semidio capace di comprendere l'essere umano; come la madre, una donna mortale, è sempre mancante mentre come il padre. Un dio, è sempre pronto a trovare espedienti per cavarsela. È vero infatti che l'amore è qualcosa che riempie le nostre mancanze e nasce da un desiderio profondo capace di spingere l'anima verso la bellezza e la verità. L'analisi platonica dell'amore è libertà da ogni teoria perché l'amore, metaforizzato dal putto alato che scaglia frecce, è per sua natura libero e ci fa innamorare quando non ce lo aspettiamo. Il desiderio di cui siamo costituiti spinge l'anima, sempre secondo il Nostro, a cercare la bellezza e la verità, il percorso parte dalla bellezza sensibile del corpo, che quindi non viene svalutato, per elevarsi a quella intellettuale delle idee e alla contemplazione del Bene. L'amore conduce ad una follia divina in grado di risvegliare l'anima e farle ricordare la sua origine nel mondo delle idee e la sua conseguente ispirazione ad una ritorno verso la perfezione. Platone individua una scala dove l'amore può elevarsi come ho raccontato e da ciò si può dedurre che l'amore è qualcosa che necessita di una lavoro quotidiano per giungere al suo livello più alto, allo stesso tempo questa progressione ci fa conoscere i vari livelli di Eros e ci educa ad una vita all'insegna di Eros/Amore nei vari settori dell'esistenza. A quanto pare il nostro mondo e le nostre società sembrano vivere senza quel amore capace di elevare oltre l'odio della violenza e della guerra. Nel 1920 Freud prendendo spunto da Platone ci ha parlato della forza opposta ad Eros ossia Thanatos, morte e distruzione, e allora mi chiedo: “Come mai nel 2025 siamo ancora sballottati tra due pulsioni opposte e abbiamo così tanta difficoltà a scegliere il Bene?”. Per poter rispondere a questa domanda credo si debba ancora una volta ritornare a Platone tenendo conto che anche alla sua epoca (cinque secoli a.C.) guerre, violenze e conflitti erano presenti. Il nostro filosofo ci descrive l'amore come tensione verso il Bello e il Bene, ma allo stesso tempo ci parla di uno stato in cui Eros si trova in perenne lotta; egli descrive uno stato di polemos, di guerra, all'interno dell'animo umano. Un conflitto che avviene fra la parte razionale e quella istintiva, nel dialogo Simposio, infatti, l'amore è in costante lotta contro ciò che è brutto. Possiamo dire che Amore combatte contro ciò che gli è opposto e questa lotta non ha mai fine; se dunque il conflitto è per natura dentro di noi, come possiamo immaginare di porvi fine fuori di noi? L'Amore, che è anche ricerca dell'unità perduta come Platone racconta nel Simposio, diventa per questa ragione cura contro ogni forma di scontro; nel dialogo citato egli ci espone il mito dell'Androgino, dell'epoca in cui gli esseri umani erano tre generi, delle sfere formate da due femmine, due maschi e da un maschio e una femmina. Zeus preoccupato della loro potenza li divise a metà con un fulmine creando la sofferenza e il bisogno di ricongiungimento che chiamiamo Amore. Abbiamo dunque una ferita atavica e per questo se non troviamo o ritroviamo l'Amore nella nostra vita avvertiamo una mancanza insanabile che ci porta ad allontanarci dal Bene. Se ne deduce che chi promuove la guerra non conosca l'Amore così come ce lo ha spiegato Platone: non sto scusando i guerrafondai ma cerco di fornire una risposta all'interrogativo “Perché la guerra ancora, ancora e ancora?”. Ecco perché c'è bisogno di Filosofia e di Platone. C'è bisogno di filosofia come cura in quanto il conflitto interiore non va gestito ma superato, la rabbia che le persone provano dentro di sé che appare sempre più nei social network e nella vita reale si cura e si supera con l'aiuto di quel Amore di Platone che entra nel dialogo curativo gestito dal filosofo. Ho parlato delle ragioni profonde poi ci sono quelle economiche che spingono alla guerre e su quelle Epoché, sospendo il giudizio almeno per ora. 

Maria Giovanna Farina, Filosofa e scrittrice


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