martedì 5 dicembre 2023

Mi sarebbe piaciuto farvi sorridere, ma non è il momento….

 



L'intenzione e la volontà di cercare e trovare sempre la luce in fondo al tunnel, come è mia abitudine, questa volta è cosa difficile, perché stiamo vivendo un momento così particolare così duro così caotico che le nostre orecchie e il nostro cervello riescono solo a raccogliere cose funeste.

Sono seduta davanti alla televisione mentre scorre il telegiornale davanti a me; sto cercando di contare almeno quelle che sono le notizie, non dico belle, ma almeno quelle non brutte.
Non ce ne sono. Io, donna d'antan, ricordo benissimo quando avevo l'età delle giovani che sono protagoniste adesso di fatti di cronaca, di quello che succedeva anche a noi: ci poteva essere un fidanzato invadente un genitore opprimente una famiglia che magari non ti lasciava l'assoluta libertà…
Ma certo vivevamo in un mondo assolutamente diverso e adesso possiamo dirlo, certamente più bello.
C'è il famoso detto “si stava meglio quando si stava peggio”, un modo di dire che può rendere l’idea, almeno a me sembra, di quello che tutti noi stiamo pensando in questi giorni, ma ora, di fronte a queste realtà così sconvolgenti, e non sto parlando di ambiente guerre tragedie, sto parlando di rapporti umani, di rapporti umani che hanno perso ogni loro logica ogni importanza, rapporti umani che non esistono più perché esiste solo possesso prepotenza, la sfiducia è infinita.

Mi ritengo una persona sensibile, ma mai mi è capitato di scoppiare disperatamente in pianto di fronte a una notizia televisiva, di fronte a una lettura da un quotidiano, di fronte a un racconto di qualcuno che vicino a te o ai tuoi cari vive situazioni che non dovrebbero altro che far parte di libri dell'orrore. Quello che mi spaventa è la possibilità di assuefarsi, abituarsi a queste cose, fino ad arrivare al punto di alzare le spalle e dire - Beh è successo un'altra volta!
Penso che per prima cosa dobbiamo augurarci che non succeda mai, anche se naturalmente ognuno di noi deve fare la sua parte.
Soluzioni. Sapete che non ne vedo? si parla di educazione sentimentale, ma chi la deve compiere la famiglia la scuola l’esperto di turno…..

Non parlatemi di politica non parlatemi di questo ambiente che io voglio tenere lontano dalla mia vita, perché anche questo mi disgusta.
Rivalità aggressività cattiveria di uno contro l'altro, sentimenti che non fanno bene al popolo italiano e ancora meno bene fanno a ogni singola persona

Ma stiamo un po' uscendo dal seminato. Quello che mi ha ispirato il desiderio di scrivere è stato l'ultimo omicidio, quella della piccola Giulia, piccola perché aveva solo 22 anni, che era insieme a quello che viene definito un bravo ragazzo.
Come ogni nostra figlia, come in ogni nostra famiglia! quindi nessuno più è sicuro; parliamo di una buona famiglia, anzi due buone famiglie, che sono in questo momento unite perché vivono lo stesso grande dolore.
Entrambe hanno perso i loro figli, sia quella della vittima sia quella del carnefice. Ma mentre si parla di questa notizia ecco che il telegiornale si apre parlando dell’ennesimo gesto con l'acido per sfregiare una donna che ha detto il suo no.
Ci sarà mai una fine a questa storia, ci sarà mai una soluzione? Giorno per giorno i volti di quelle giovani donne che vengono in questi giorni pubblicate aumenteranno sempre di più, non è sconvolgente?
E mentre per questo si soffre, c’è chi si accapiglia per dare la colpa ad una parte o all’altra, agli uomini o alle donne, agli insegnanti o a chi ha la pelle di un colore differente dal nostro.

Ma che vergogna! Di che società marcia facciamo parte?

Lo so che non si deve fare di ogni erba un fascio, lo so che esistono intorno a noi ragazzi e ragazze per bene, giovani di buoni sentimenti, giovani che si impegnano studiano lavorano o vogliono crearsi una famiglia.

 Io non ho la fortuna di essere mamma, ma le amiche che lo sono hanno fior di ragazzi e ragazze che niente hanno a che fare e a che vedere con queste vicende della cronaca; rimbocchiamoci le maniche allora, lo facciano le persone che sono vicino ai giovani,

che parlano coi giovani, che insegnano ai giovani, ma ognuno di noi cominci da se stesso perché ogni piccola goccia di bene che noi proponiamo alla fine faranno un mare, un oceano di bene.

In questo momento tutti si sentono esperti psicologi terapeuti, persone giuste per dar consigli, ma chi più di una mamma e di un papà potrebbe indirizzare i propri figli?
Impegniamo questi ragazzi nello studio serio nel volontariato nell'aiuto reciproco; facciamoli parlare, raccontare, non lasciamoli in balia dei social di un telefonino di un computer fin dalla tenera età, perché questo vuol dire anche un po' abbandonarli a se stessi ed alla solitudine, il male peggiore, soprattutto in tenera età. Qualcuno dice che è una emergenza educativa, che è mancanza di valori, ma come si è arrivati a questo?
Cos’è questo malessere che vivono i nostri giovani, ma ahimè anche i meno giovani?

Riflettiamo e facciamoci aiutare, da buoni esempi, da buone letture e dal nostro cuore.  
         
(tutti i diritti riservati@)
Giuliana Pedroli, giornalista
                        

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